CREUZE n 21 - Grandi Pievesi, Francesco Ghilardi - di Carla Scarsi
Lo conosco da sempre, era uno degli interlocutori più qualificati di mio padre, architetto anche lui, e da quando abbiamo fondato la rivista e l’associazione memorie&progetti è stato ed è, tutt’oggi, uno dei nostri punti di riferimento, la ricca e documentata memoria storica del territorio dalla quale attingere. Allegro, spiritoso, con uno sguardo franco e diretto, tremendamente genovese,
un linguaggio misto di italiano e dialetto ed un accento inconfondibilmente antico.
Insomma, noi all’architetto Francesco Ghilardi ci siamo, come dire, abituati!
Però leggere il suo curriculum per preparare questo pezzo dedicato ai suoi 97 anni – compiuti in aprile – mi ha fatto veramente tremare le vene ai polsi.
Nato a Genova nel 1917, figlio di un costruttore di mobili, ha vissuto in città fino alla fine degli anni ’20 quando la famiglia si è trasferita a Sori e poi a Pieve, prima di fronte al Castello Cirla e poi in via Roma. Fa il militare come sottoufficiale a Boves, che vede bruciare. Rischia di finire alle Fosse Ardeatine, torna in Piemonte, e avventurosamente giunge alla stazione di Genova Principe che ancora la città è nelle mani dei tedeschi. E racconta “Eravamo così sfrontati che siamo andati a mangiare in un ristorante pieno di ufficiali tedeschi! Tornato a Pieve ho assistito alla sparata in mare di tutte le munizioni che i tedeschi acquartierati dentro a Villa Marietta hanno fatto per evitare che i proiettili finissero nelle mani degli americani. Che baraunda”.
Laureato nel 1941, iscritto all’ordine degli Architetti l’8 agosto del 1945. Un Costituente della protezione del paesaggio, un precursore dell’odierno ambientalismo, un vero monumento vivente! Membro del Consiglio degli Architetti dal 1962 al ’66 e presidente dal ’68 al ’70. Membro dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Iscritto all’ “Albo degli Esperti in materia di Pianificazione Territoriale” nel 1971. Nel 1948/49 partecipa alla Commissione Edilizia dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Nervi, nel 1971 invece siede nella Commissione Provinciale per la formazione degli elenchi delle Bellezze Naturali della provincia di La Spezia. Nel 1962 inizia la sua avventura con Italia Nostra, che lo vede vicepresidente e presidente negli anni dal 1976 al 1981… Per molti anni e molte volte si è occupato di urbanistica e di recupero del paesaggio, con numerosissimi interventi dedicati al restauro dell’architettura tradizionale dei luoghi.
Non si finisce più… è un elenco che intimorisce, e che fa pienamente comprendere di trovarsi di fronte ad una delle persone alle quali tutti noi dobbiamo profonda gratitudine se il paesaggio nel quale viviamo non è sprofondato nell’orrido nulla dei condomini, del cemento, delle frane, ecc.
In particolare Ghilardi del lontanissimo 1946 introduce due articoli nel Piano di ricostruzione di Zoagli che avrebbero inciso e non poco nella salvaguardia del paesaggio: il primo viene comunemente chiamato “diritto di panorama”: riesce a far sancire il divieto di oltrepassare il livello stradale per le costruzioni o le ricostruzioni nel lato mare dell’Aurelia. Con quest’articolo si protegge il diritto di chi fa una passeggiata di godersi il panorama. Per capirci, senza questo articolo, la vista del mare in tutte le nostre strade potrebbe essere coperta da edifici. Nel secondo articolo si introduce il concetto di “interesse paesistico” per proteggere zone pregiate. Anche qui, significa che senza questi interventi, e senza la collaborazione di persone come Ghilardi nei primi Piani paesistici varati in Italia dal 1954 in poi, Sant’Ilario e Nervi e il Monte di Portofino non sarebbero mai stati protetti e mantenuti più o meno come li vediamo oggi.
Nel 1957 infatti alcune prescrizioni di Ghilardi entrarono nel Regolamento edilizio tipo che la Regione inviò a tutti i Comuni liguri…
E volendo accennare alle battaglie, vinte e perse, (lui le chiama “guerre spietate”) ecco l’opposizione ad un mostruoso “Fantalandia” a Sestri Levante, la dolorosa demolizione del Cotonificio Olcese di Lavagna, la strenua resistenza alla strada carrozzabile “di alta cornice” fra Sant’Ilario e Sori, passando ovviamente per Pieve; e poi la sventata lottizzazione fra Pieve e Bogliasco e la vittoriosa battaglia per impedire che a ridosso dell’abside della Chiesa parrocchiale di Pieve Ligure (manufatto emergente del Piano Paesaggistico) venissero realizzati circa cento posti auto, progetto bocciato con il supporto del Capo del Dipartimento della Protezione Civile nel 2000 per motivi di pubblica incolumità dovuti all’eccessiva vicinanza con la frana di San Gaetano (fra parentesi, quale cambiamento di rotta all’interno della Protezione Civile ha permesso di inserire un’altra volta questo devastante progetto nel nuovo PUC che il Comune di Pieve sta per adottare? Cosa è cambiato dal 2000 ad oggi riguardo la pubblica incolumità? Davvero i Pievesi credono che quei parcheggi saranno pubblici e che cambieranno la vita di chi torna a casa la sera esausto in cerca di un posteggio?)
Negli stessi anni Ghilardi inizia lo scontro – purtroppo perduto – contro i devastanti pali metallici della luce posti in posizioni panoramiche lungo la via Roma di Pieve Alta.
E poi c’è il suo archivio. Un mare di carte, di progetti, lavori, planimetrie. Migliaia di diapositive in bianco e nero, a colori, di fotografie (che sviluppava lui stesso nella camera oscura che si era organizzato in casa) che costituiscono, probabilmente, il maggior archivio ligure soprattutto sull’architettura spontanea, un archivio in massima parte riordinato grazie all’aiuto di Italia Nostra che merita di essere valorizzato, di essere aperto alla collettività, magari attraverso un Portale internet. È questa un’idea che presenta implicazioni economiche non trascurabili ma sarebbe realizzabile se il volontariato e le persone di buona volontà avessero di fronte istituzioni del territorio (e quindi persone) lungimiranti, collaborative e attente alla crescita culturale.
Ghilardi lavora al computer, alle volte lo chiama “’sta baracca” ma intanto stampa, impagina e prepara documenti per chiunque abbia bisogno dei suoi saperi, delle sue conoscenze, delle sue capacità. È davvero ci si sente piccini di fronte a questo signore, che per la Liguria e non solo è un simbolo di quell’Italia che pur minoritaria e talvolta emarginata ha sempre traguardato, talvolta a proprio suo discapito, al bene comune, senza piegarsi verso interessi particolari o verso i potenti di turno.
Ghilardi, una sorta di eroe del nostro tempo, meritevole di una targa, di una piazza, dell’attenzione e del plauso della nostra comunità e che, invece, alla veneranda età di 97 anni è stato querelato dal Sindaco Olcese per una qualche irritante parola nei suoi confronti inserita in una delle sue serie e documentate segnalazioni di pericolo di abusi ambientali e paesaggistici indirizzata ai competenti uffici ministeriali. Querela mantenuta (e – ci chiediamo noi – con i soldi della comunità?) nonostante l’invito di Italia Nostra a soprassedere. Noi di memorie&progetti, al contrario del Sindaco e con un po’ di vergogna per l’accaduto, vorremmo celebrare la sua lunga e proficua vita professionale con un bel brindisi in piazza partecipato da tutti gli uomini di buona volontà che nonostante tutto sanno sempre distinguere il bene dal male.
Delle volte siamo seduti a fianco di esseri umani straordinari, e tutto sarebbe stato più faticoso e più brutto se non fossero nati.
Alcuni se ne accorgono e li ringraziano; altri no, preferiscono querelarli.
Caro Amico,
conoscevo da tempo il tuo impegno operoso in Italia Nostra quando, nel 1980, diventata Presidente della Sezione di Genova, ho cominciato a frequentarti assiduamente: avevo bisogno della tua esperienza, della tua competenza, del tuo incoraggiamento, del tuo conforto.
Ricordo la prima visita a Pieve, su e giù per via Roma alla ricerca della tua casa, invisibile, quatta in una fascia, in simbiosi con carrubi e mimose, rispettosa anche del beo che scorre davanti all'uscio.
Allora, e in ogni visita successiva, prima di affrontare i problemi specifici, il discorso si svolgeva all'aperto, sulle piante liguri, sui fiori, sull'ulivo che la casa non chiudeva fuori, ma, per così dire, accoglieva all'interno.
Venivo a Pieve o ti telefonavo perché sapevo che avrei trovato tutti gli strumenti che sostengono la nostra difesa del patrimonio culturale ligure, la conoscenza del territorio, i riferimenti giuridici, le notizie storiche, le informazioni tecniche, gli esempi di altri paesi. Se la visita e il problema erano preannunciati, su una mensola trovavo allineati i fascicoli con la documentazione pertinente, ma con sicurezza e velocità, dal tuo ricco e ordinatissimo archivio - ben prima dell'avvento dei sussidi informatici - traevi sempre qualche altro documento da aggiungere.
Anche in anni recenti, ora che il nostro impegno non è più istituzionale, ma l'attenzione (e la passione!) per l'ambiente e il senso civico non sono diminuiti, la visita alla casa di Pieve è una preziosa esperienza. Ed è sempre un richiamo da non trascurare, uno stimolo ad approfondire, un supporto per intervenire, l'abbondante, puntuale, documentazione indirizzata alla nostra Sezione.
Marginalmente, ma non tanto, mi piace ricordare che tra noi parliamo genovese, e poiché anche i rapporti personali, i piccoli gesti sono un bene culturale, ha valore anche lo scambio tra la mia cotognata e la tua inusuale pianticella.
Ti sono profondamente grata per l'amicizia che mi hai sempre dimostrato, ma tutti noi di Italia Nostra ti siamo riconoscenti per l'aiuto che, fedele sentinella dei Beni culturali, con generosità intellettuale ci hai sempre dato e continui a darci, per l'alto esempio di probità professionale, per la strenua resistenza al malgoverno e alla cialtroneria.
E al grazie di Italia Nostra devono unirsi tutti coloro che hanno a cuore il nostro territorio.
Franca Guelfi
Italia Nostra sezione di Genova