CREUZE n 21 - Sono tutti ambientalisti (adesso…) - di Sandro Lombardo e Carla Scarsi

Quanta apprensione per tutti gli allagamenti, le frane e i crolli dei mesi passati, che sono arrivati ovunque, sin alle porte di casa nostra, a Capolungo. Per non parlare di quella assurda morte a Sessarego.

Pieve Ligure, sostanzialmente, ha retto tranne alcune microfrane. Ma non bisogna stare con le mani in mano, perché anche chi ci governa localmente, non ha ancora capito, o non vuole capire,

che il territorio ha una sua fragilità e complessità che va governata con programmi di manutenzione e di prevenzione, che vanno introdotti limiti e incentivi, ecc. I sindaci e gli assessori che abbiamo eletto nel tempo, saranno stati e sono in buona fede, ma si sono dimostrati, come peraltro gran parte della nostra classe politica, inadeguati al loro compito, sono culturalmente arretrati e, ci spiace dirlo, continuano imperterriti a vagheggiare nuovi insediamenti, nuove carrozzabili, nuovi box interrati.

 

Se non ci credete provate a esaminare (o se ci riuscite, a farvi illustrare) il Piano Urbanistico Comunale in arrivo, guardate gli sbancamenti che sono stati consentiti sopra Pieve o, sempre per fare un esempio, ai box (già approvati) da realizzare in via Roma all’altezza del Parco della Rimembranza, dove ancora verdeggiano poche fasce superstiti.

Questo cemento è una “droga” per le amministrazioni locali. Si rovinano la bellezza e la stabilità di un luogo in cambio di quattro palanche da utilizzare (quando va bene) nella gestione corrente.

I nostri amministratori hanno dimostrato un’assoluta incapacità nel conciliare il quadro sociale e ambientale locale con le legittime aspirazioni delle famiglie, degli abitanti, ad una vita più comoda, più spaziosa, più agevole.

Quanta apprensione da parte nostra per le loro stolide scelte, quanta fatica per contrastarle, quanta amarezza per come hanno considerato le nostre indicazioni, le nostre proposte. È tutta una vergogna, a dir poco.

Quando poche settimane fa è stato abbattuto un altro grande albero di Pieve, quel pino che faceva da sfondo contro il mare allo splendido profilo di Villa Marietta, che abbiamo visto deperire giorno dopo giorno negli ultimi mesi, (che – combinazione – era scomodissimo nel progetto del nuovo parco a ridosso dello specchio acqueo (per carità non chiamiamola piscina! Ricordate? Nel progetto del restauro di Villa Marietta veniva usato questo giro di parole per definire una vasca, con profondità differenti, tali da non farla rientrare nelle regole per le piscine), e che è stato segato via in una luminosa mattina di giugno, ci siamo sentiti veramente esausti.

- Esausti di pretendere e chiedere quello che sarebbe nostro di diritto: la bellezza, la salvaguardia del paesaggio, la protezione dell’ambiente come viene chiesto a gran voce da personaggi come Salvatore Settis e Roberto Benigni, come previsto dall’art 9 della nostra Costituzione.

- Esausti di vedere i sorrisini compiaciuti di chi gestisce i beni comuni e approva un PUC giurassico che prevede di sacrificare ancora tanta parte del nostro territorio perché “Pieve è talmente bella che dobbiamo essere un po’ generosi”.

- Esausti di combattere da 25 anni per un’impostazione politica locale (di qualunque colore) che fosse attenta ai problemi evidenti di dissesto idrogeologico che sono stati e sono tuttora ignorati, e anzi aggravati con scelte urbanistiche cementificatorie discutibili. Ma si può pensare di aggiungere altro cemento dietro la Chiesa, nella linea del cemento che abbiamo evidenziato qualche numero fa e che parte dal ristorante sopra il cimitero di Pieve e scende giù fino al cimitero di Sori passando per il cimitero di Pieve, per la villa dei Pegua, per i campi sportivi, per la frana Sommariva MAI affrontata? Davvero qualcuno crede che venti box in più cambieranno la situazione dei parcheggi di Pieve Alta?

- Esausti di essere trattati da menagramo quando tutta la Liguria che crolla ci sta dando ragione… Guardate il fondovalle di Bogliasco: non ci vuole un genio esperto di geologia per comprendere che la maniera demenziale con la quale è stato imbrigliato il torrente, con quelle pareti lisce e verticali, porterà le acque a valle con una velocità mai vista prima. Ma si può prendere l’alveo di un fiumetto e trasformarlo nell’equivalente di un canale da Indianapolis? Esiste fra i nostri lettori un geologo o un ingegnere delle acque in grado di aiutarci a capire con quale velocità un’eventuale pioggia torrenziale di rovescerà sui negozi, sulla piscina e non ultimo, sul ponte romano di Bogliasco? Ci sarà qualcuno, (quel giorno che speriamo di non vedere mai), che chiederà scusa, che si dimetterà, che passerà il resto della sua vita a pentirsi di aver controfirmato un simile folle progetto? O saremo sempre noi a passare per Cassandre? E per che cosa, poi? Per tre palazzine di gusto discutibile che arricchiranno qualcuno, ma non certo la comunità bogliaschina?

- Siamo veramente esausti, credeteci. Ma non molliamo la presa, anche se serve a poco, a pochissimo. Quel poco, quel singolo albero, quel pezzetto di terreno che abbiamo salvato, che non è stato massacrato solo perché il nostro controllo e la nostra attività lo hanno impedito… valevano la pena di tutto questo.

 

Le parole del Sindaco Olcese “…secondo me è venuto meno un equilibrio che la natura cerca di recuperare laddove le è stato sottratto” (Çéivesin, dicembre 2013, pag 2) suonano davvero strane in bocca a chi ha provveduto a radere al suolo una delle piazze più belle d’Italia e che sta sottoscrivendo un PUC cementificatorio quanti altri mai. Provvedimenti per aiutare i giovani a ripopolare i territori interni? Provvedimenti per risanare la frana di San Gaetano? Provvedimenti per imbrigliare le acque? Nessuno, in 24 anni di gestione tramandata “di padre in figlio” fra Migone e Olcese. Permetteteci quindi una breve risatina a leggere la copertina dell’ultimo numero del Çéivesin: “Tutela del territorio: un tema attualissimo”. DAVVERO? Noi, forse eravamo distratti, non ce ne siamo accorti.